Dove va a finire il brand? Nuove tendenze della comunicazione aziendale
Quali sono le nuove tendenze della comunicazione d’impresa? Quali dinamiche caratterizzano il brand nel contesto di marketing e comunicazione attuale?
L’analisi di scenario evidenzia oltre ai “classici” numeri di Internet una forte propensione in Italia, più che in altri paesi, all’utilizzo in particolare dei social network e del canale mobile. Inoltre l’Internet Economy nazionale oggi vale circa 31,5 miliardi di euro, pari al 2% del PIL (fonte Google & Boston Consulting Group, 2011) e si prevede una crescita esponenziale nel breve termine. Ecco allora che l’impatto del social media e del mobile commerce nelle strategie di business delle aziende sarà sempre più dirompente.
Tutto ciò detto e premesso per fare marca dobbiamo ancora gestire significati, identità, reputazione, fiducia e unicità ma l’orientamento al branding online del futuro riguarderà anche altri aspetti, alcuni riadattati dalla vecchia cassetta degli attrezzi del marketing, altri completamente da inventare.
Mettiamoci la faccia con la qualità e la personalizzazione della nostra offerta anche grazie a customer care spalmati su territori online proprietari ma anche neutri o addirittura conquistati [campagna per l’abolizione dei risponditori automatici]. Gli insight commerciali, credetemi, arriveranno uno dietro l’altro.
Le persone in rete, cioè tutti noi, premieremo sempre più marche, prodotti e servizi attraverso scelte di acquisto chiare, molto condivise (leggasi social), multi-device, magari contestualizzate e geolocalizzate. Senza scordare altri grandi trend come il gaming e l’ibridazione del mondo online con quello offline (augmented reality).
Se è vero che siamo passati da una società di comunicazione di massa ad una società in cui ognuno di noi è un mezzo di comunicazione – human media -, l’obiettivo principale della nostra promessa di marca sarà migliorare il mondo in cui viviamo e la vita delle persone.
La chiave tribale di appartenenza al brand, unita alla collaborazione UCG e al valore della connessione dovranno raccontare una storia relazionale avvincente e partecipata.
E l’advertising? Lasciamoci il virale alle spalle e guardiamo oltre, portandoci dietro la componente di engagement e facendo vivere ai nostri fan un’esperienza memorabile.
Più o meno quanto sopra è stato il ragionamento di venerdì scorso all’evento “Quelli che ci mettono la faccia” organizzato dal network Fior di Risorse nel fantastico Museo Piaggio: per lo smagliante compagno di banco @gluca è stato il posto più strano dove l’ha fatto, per me è stata la prima volta in un museo! 🙂
Trovate approfondimenti nel post di Gianluca Diegoli, di Elena Farinelli e di Giorgio Pellegrini. Ringrazio tutti per la splendida serata, faccio un applauso ai twittatori (#fdrpiaggio) e, se volete, sono qui a disposizione.
Ditta Aprile
1 giugno 2011 at 8:57“campagna per l’abolizione dei risponditori automatici” mi piace molto questa frase e la condivido. La nostra scelta aziendale è stata infatti quella di dedicare un attimo del nostro tempo a rispondere direttamente al cliente. Abbiamo deciso di inviare i nostri ebook via mail, senza mandare il cliente ad una pagina di vendita automatica…e questo ripaga!!!
Complimenti per il post.
Buona giornata,
Gabriele Aprile
Gruppo di studio MOVIDA
Doctor Brand
1 giugno 2011 at 9:25Mi sembra un’ottima scelta la vostra!
Buona giornata anche a te Gabriele,
Jac
Ditta Aprile
1 giugno 2011 at 9:32Ritengo che, nonostante il web 2.0 stia spostando molto i rapporti dal fisico al virtuale, la gente abbia ancora bisogno di sentirsi “Unica ed irripetibile” nella massa. Credo proprio che continueremo cosi.
Complimenti per il sito e per il PageRank.
Da quando sono passato ad un dominio di primo livello ed ho fatto un pò di pulizia il mio PR e precipitato da 3 a 0 ma ci sto lavorando 🙂 per fortuna i lettori fissi ci sono e la mailing list funziona!!!
Sarei onorato di uno scambio di banner.
I migliori saluti,
Gabriele
Damiano Bordignon
4 giugno 2011 at 15:25Assolutamente d’accordo con questa idea: la persona ha bisogno di sentirsi unica ed irripetibile (come in effetti è).
Il web 2.0 ci sta portando verso l’integrazione della nostra identità online con quella offline, affinchè siano sempre più chiare e coerenti.E forse è opportuno che riconosciamo che l’identità online è digitale, non virtuale. Ciò che noi siamo in internet non è una cosa altra, rispetto alla realtà, ma è semplicemente un contesto dove noi comunichiamo qualcosa di noi, come siamo, ciò che pensiamo e come ci esprimiamo.Siamo persone, chiamate a dire cose diverse in contesti diversi, ma con la capacità di avere una coerenza di fondo che porta alla credibilità. E quando questo viene riportato anche nel brand, esso diventa sinonimo di autenticità, ciò che ciascuno di noi cerca
Roberto Fumarola
5 giugno 2011 at 15:44hooo.. il blog funziona 😛
Alla prossima Jacopo, serata interessantissima e piena di spunti e stimoli.
Bye
Elena Mazzali
3 luglio 2011 at 9:37forse qualcuno si lascia alle spalle il virale ma altri lo utilizzano ancora e probabilmente solo in certi casi.
Quello che noto ultimamente è un utilizzo del brand ma non tanto in termini di grafica e colori ma di significati che si nascondono dietro. le logiche del brand management le chiamano associazioni alla marca o immagine di marca.
Per curiosità ti segnalo il mio nuovo e crescente blog
http://generatorediefficienza.wordpress.com/
Buona giornata
Elena