Lo storytelling è morto!

Storytelling” è la trendy-buzzword più usata in eventi, slide, corsi di formazione, web agency, telefonate con i clienti e battute tra colleghi alla macchinetta del caffé.

Ormai la trovo ovunque. Mi perseguita.

E, come se non bastasse, in tutte le sue varie declinazioni di settore di business (“travel storytelling”, “food storytelling” e così via) e di ambito conversazionale (“digital storytelling”, photo storytelling” e così via).

In sintesi:

  • Bla bla bla, le aziende devono parlare dalla mattina alla sera…
  • Bla bla bla, la rete è mercato e scambio di patrimonio informativo…
  • Bla bla bla, l’influenza sociale oggi è peer-to-peer e si trasmette con la narrazione del prodotto e del servizio…
  • Bla bla bla, non si può non dialogare e dialogare comporta sia ascolto sia creazione di esperienze relazionali e immaginari collettivi…

Ok ragazzi, mi è chiaro. Ve lo giuro, non occorre dirlo ancora! Vi prego però, usciamo da questo tunnel e cerchiamo nuovi orizzonti: insieme, piano piano, un passo alla volta.

Si stanno rapidamente modificando alcuni presupposti per fare branding con le storie: inclinazione all’abusato racconto di marca tout court e predisposizione allo sharing indistinto di contenuti di marketing.

Non so se lo storytelling morirà ma so che stanno cambiando gli storylistener.

storytelling

Jacopo Pasquini

Consulente e docente di marketing e comunicazione digitale, specializzato in Web Marketing e UX Design. Ho iniziato a navigare su Internet nel 1997 con un modem 56k, oggi lavoro come freelance per aziende, agenzie, università.

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9 Comments
  • Beatrice

    9 dicembre 2013 at 8:38 Rispondi

    Buongiorno,
    mi scusi se mi permetto ma leggendo il suo post il mio primo pensiero è statO:”e quindi?!?”. sono d’accordissimo sul fatto che il termine “storytelling” sia usato per dire tutto e niente, ma quindi qual è la possibile via d’uscita?
    nel frattempo continuo con il bla bla ancora per un po’, finché funziona 🙂

    • Jacopo Pasquini

      9 dicembre 2013 at 8:48 Rispondi

      Buongiorno Beatrice, ci diamo del tu?
      E quindi anche io continuerò e farò continuare con il “bla bla bla” consapevole però che, dal mio punto di vista, qualcosa inizia già a scricchiolare.
      Sulle vie di uscita lascio volentieri la parola ai digital-guru, di cui il web ormai è pieno.
      Il post è solo un promemoria da rileggere a Natale 2014: non si sa mai…
      Buona giornata e grazie per la precisazione!
      🙂

      • Beatrice

        9 dicembre 2013 at 10:01 Rispondi

        ok, Allora terrò gli occhi e le orecchie ben aperti. poi, nel mio piccolo, nel caso dovessi accorgermi di qualcosa ti farò sapere 🙂
        grazie e buona settimana!

  • Claudio Branca

    12 dicembre 2013 at 15:22 Rispondi

    Jacopo, condivido le ragioni della tua provocazione, e di mestiere faccio il Corporate Storyteller…

    Sono profondamente irritato da quelli (e sono ogni giorno di più) che fanno del Bla-bla-telling una strategia di vendita della loro fuffa (databile solitamente dal tardo paleolitico agli anni ’80, con condimento a piacere di social, 2.0, partecipativo, ecc…).

    Credo che l’ “e quindi” dovrebbe essere: cominciamo tutti a trattare (e vendere) con serietà e cognizione di causa l’argomento. Cominciare un claim con “c’era una volta” non è Storytelling. Raccontare una favoletta non è Storytelling. Dire ai consumatori “prenditi ‘sto Facebook e racconta su qualcosa” non è Storytelling.

    Lo Storytelling è un approccio dalle grandi potenzialità, ma rischiamo di bruciarci l’etichetta già prima del prossimo Ferragosto (altro che Natale!) e di rimetterci tutto quello che se ne potrebbe imparare per fare tutti meglio il nostro lavoro.

    “E quindi” … Lavoriamo per l’estinzione dello Storyfuffing!

    • Jacopo Pasquini

      12 dicembre 2013 at 15:34 Rispondi

      Claudio, grazie per il tuo contributo sagace e nello stesso tempo profondo.
      Inutile dire che sposo al 100% le tue riflessioni.
      Jacopo

      PS: complimenti per il tuo tumblr!
      😉

  • Osvaldo danzi

    15 dicembre 2013 at 7:55 Rispondi

    Nooooooo! Il corporate sTorytelling nooooooo!
    [jacopo, sono d’accordo. Non se ne puo piÚ]

  • paola

    12 gennaio 2014 at 9:31 Rispondi

    Sono pienamente d’accordo con Jacopo e Osvaldo. Servono fatti e non parole. Lealta’, correttezza e senso di responsabilita’ ed onesta’ nei confronti degli altri…. sempre.
    Ciao

  • Marco

    17 gennaio 2014 at 10:51 Rispondi

    Condivido appieno il commento di Claudio Branca sulla provocazione di Jacopo!
    Da parte mia non direi che lo storytelling è morto, perché di vero storytelling in realtà se ne fa ben poco e del termine se ne usa ed abusa perché “fa figo”!
    Provocazione: uccidiamo (socialmediaticamente, ovvio…) i falsi storyteller!

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