Advertising online: dal display classico al retargeting

Il 27 Ottobre 1994 andò online Hotwired, la versione Internet del mensile Wired nonchè il primo magazine della Rete. Il magazine per sopravvivere aveva bisogno di pubblicità e quindi pubblicò per 60 mila dollari, il primo banner della storia dell’azienda telefonica americana AT&T. Da quel momento, le dinamiche dell’advertising online furono segnate per sempre.

Il banner 468×60 conteneva un interrogativo profetico: “Hai mai cliccato qui con il tuo mouse? Lo farai“. Al di là della componente estetica e grafica (raccapricciante), i risultati ottenuti furono spaventosi: CTR al 30% e scommessa vinta. Ennesima conferma che i primi ad osare tecniche di comunicazione digitali innovative, spesso vincono; tanto per rendere l’idea, oggi un CTR buono in una campagna pubblicitaria online è circa 0,30%.

Gli spazi a pagamento, tipici del display advertising “old stye”, come banner e pop-up perdono infatti sempre più efficacia negli anni, in termini di click rate; questo per molti fattori come il sovraffollamento, la sovraesposizione, la scarsa pertinenza cognitiva ed emotiva tra contenuto e navigatore. Tuttavia il display adv, dichiarato clinicamente morto da molti addetti ai lavori, resta ancora un drive importante di awareness, anche se un pò caro rispetto ad altri canali relazionali come i social media.

Per questo mi piacciono molto sia il behavioral targeting, sia il

retargeting.  Che cosa sono?

Behavioral targeting significa targettizzare il navigatore in base al comportamento  tenuto all’interno del sito; se ad esempio sono in un negozio di e-commerce e visito la sezione cellulari, quando tornerò nel sito una successiva volta, mi apparirà (probabilmente in home page) un banner dei cellulari visti in precedenza.
Il retargeting invece funziona così: visito la sezione cellulari, esco dal sito, vado su un secondo sito (affiliato) e magicamente ecco che apparirà un banner intelligente con i cellulari che mi interessavano prima. Semplice, impattante e gestito con un solo cookie.

Questo sotto è un esempio di oggi [Paolo  Iabichino sarà contento :P]…



Problema principale di questo approccio “display-push“? Senza dubbio il risvolto legale sulla tutela della privacy. Non è banale, anzi.


In  Italia ancora non è particolarmente diffuso, esistono poche società  specializzate come Criteo (grazie a Claudio Vaccaro per la segnalazione) ma sono convinto che una possibile direzione evolutiva del banner [qualunquista] sia questa…tu che ne pensi?

Jacopo Pasquini

Consulente e docente di marketing e comunicazione digitale, specializzato in Web Marketing e UX Design. Ho iniziato a navigare su Internet nel 1997 con un modem 56k, oggi lavoro come freelance per aziende, agenzie, università.

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8 Comments
  • Angelo

    3 febbraio 2010 at 0:10 Rispondi

    Ciao Jacopo. Il retargeting non è proprio una novità, in Europa Criteo lo offre da almeno un paio d’anni con costanza e con successo. E’ una funzione molto interessante per gli e-store veri e propri ma è attuabile anche per altri mercati. Attualmente pure Google Adwords lo sta proponendo in beta ad un gruppo ristretto di inserzionisti, sotto il nome di remarketing. E’ in pratica un’espansione del concetto di personal search già attuato da Google ai risultati di ricerca che viene esteso anche alla pubblicità. Non vedo cosa ci sia di male nel momento che si offre un advertising non più solo contestuale ma anche affine ai gusti dell’utente.

    • Doctor Brand

      3 febbraio 2010 at 7:59 Rispondi

      Ciao Angelo, grazie per la precisazione: in Italia ancora non l’ho vista molto, me lo confermi? Anche io la vedo positivamente come trend che si sposta verso gli interessi delle persone; poi se entra big-G farà il botto! Garantito.

      • Angelo

        3 febbraio 2010 at 18:11 Rispondi

        In Italia Criteo si sta espandendo, ormai non c’è più solo Yoox…
        Il remarketing su Google Adwords lo sto testando in questi giorni su una campagna, ovviamente in italiano.

  • nino gualdoni

    3 febbraio 2010 at 19:29 Rispondi

    mumble…

    personalmente non vedo problemi particolari per quanto riguarda la privacy, almeno in Italia. Non vengono veicolati dati personali…. è tutto ancorato alle sessioni di navigazione e ai browser, non agli individui.

    • Doctor Brand

      3 febbraio 2010 at 20:15 Rispondi

      Si Nino, nella privacy policy di Criteo (http://www.criteo.com/it/soluzioni/privacy-policy) è chiaro l’intento di tutela ai dati personali…come dire, comanda la sessione non i dati personali dei navigatori.

      Il mio discorso era più generale se pensiamo a future estensioni commerciali (leggasi invasive), magari potrebbero nascere conflitti e violazioni?

  • vivoliga

    9 febbraio 2010 at 10:11 Rispondi

    il retargeting (alcuni ad esempio Microsoft o fa da oltre un anno in Italia e lo chiama remessaging) incarna pienamente lo spirito dell’investimento on line vale a dire misurazione della performance + personalizzazione dell’advertising cucito su misura sull’utente (di solito il remessaging funziona quando le creatività sono differenziate a seconda del tipo di step fatto dall’utente sul sito del cliente)
    In ogni caso il problema che si riscontra sul campo è quello di avvicinare le aziende al web e in questo senso l’adv display è quantomeno più semplice da far “digerire” e comprendere.
    In ogni caso da utente posso garantire che Yoox è maestro nel remessaging e manda in rovina milioni di navigatrici mostrando le borse più belle e più scontate del web 🙂

    • Doctor Brand

      11 febbraio 2010 at 15:16 Rispondi

      Ottimo!

      Quindi riassumendo: retargeting, remarketing e remessagging sono più o meno la stessa cosa…

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